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UNASCAbile: certificazioni invalidità , intervista ad Antonio Ridolfi, esperto in materia

Antonio Ridolfi
Il cane che si morde la coda. E a rimetterci sono sempre loro, che oltre a mordersi il portafogli vedono scalfita anche la dignità. Permane il caos, e non si vede via d’uscita, sul fronte delle agevolazioni fiscali per le persone con disabilità. A un passo avanti ne corrispondono dieci indietro: iI tunnel appare buio e lungo.
“Negli ultimi anni quasi tutte le Medicine legali delle Usl avevano adeguato le proprie certificazioni alle voci fiscali in base alla legge 447/97 e successive - spiega Antonio Ridolfi, esperto in materie fiscali per la mobilità delle persone con disabilità e associato FISH, la Federazione Italiana Superamento Handicap -. La FISH è l’unico ente che rilascia certificazioni per iscritto sulle varie esenzioni. Ci siamo così trovati a compilare quasi 80 mila pratiche dal 1998 ad oggi fornendo consulenza scritta ai concessionari auto. E poiché negli ultimi anni la media annuale si aggira sulle 10/11mila pratiche è evidente che la situazione invece che migliorare e rendere più certo il diritto è diventata più ingarbugliata”.
Anonio Ridolfi FISH

Ma sul più bello, quando quasi tutti avevano risposto all’appello legislativo, è sorto un altro inghippo: “Dal 2010 l’Inps ha imposto il nuovo software di certificazione a tutte le regioni, quindi a tutte le Usl, ma è sbagliato - sottolinea Ridolfi -. Errore poi ammesso ma mai corretto”.

Imperversa il caos, gettando nel disagio migliaia di cittadini che cercano, invano, la strada maestra. “Attualmente la regola dovrebbe fare riferimento alla certificazione di invalidità o alla legge 104, oppure a entrambe. Teoricamente già dal 2000 nelle certificazioni che escono dalle Usl è indicato il tipo di agevolazione, specificando se c’è la possibilità di averne il diritto e in che modo. Ma non tutte le Medicine legali si erano adeguate, accadeva pertanto che si finiva nel chiedere informazioni ai patronati, agli sportelli delle Agenzie delle Entrate, alle Provincie o al PRA. C’è un però: tutti rispondevano sì o no ma non su base oggettiva, per di più a voce e non per iscritto, al punto che molti cittadini si sono visti recapitare multe e contestazioni di evasione fiscale dopo anni che avevano avuto il consenso “verbale” dall’Ente”.

Morale della (brutta) favola, “c’è molto da fare - afferma Ridolfi -: manca la conoscenza specifica della materia anche se l’Agenzia delle Entrate ha fatto una guida alle agevolazioni fiscali e si è allineata. Ma non tutti hanno provveduto. Tra questi, appunto, il PRA. Ognuno quindi agisce su base propria visto che la legislazione a livello nazionale fa riferimento all’Iva, a livello regionale sul bollo, in quello provinciale sull’IPT, ma si sa che in questo caso a farla padrone è l’Aci che detta regole non propriamente rispondenti, o quanto meno “diversamente interpretate” dai singoli Uffici locali, a quanto il Tavolo sull’IPT delle Provincie aveva deliberato”.

Cosa può fare UNASCAbile in questa situazione?
“Può formarsi e a sua volta formare le sue agenzie per combattere questo malcostume che danneggia il cittadino” dice Ridolfi il quale auspica la soluzione dell’annoso problema così: “Ci vorrebbe un Governo serio che chiami l’Inps e lo solleciti ad adeguare il software delle Certificazioni di Invalidità e di Handicap in accordo con l’Agenzia delle Entrate, così come ci vorrebbe un forte segnale delle Provincie, o di quel che ne rimane, che dettino loro, al concessionario della riscossione IPT, le regole su cui muoversi e non viceversa”.
Utopia?

Alberto Francescut Alberto Francescut